Formia / Elezioni comunali, respinto il ricorso dei grillini. Il Tar: “Manifestamente infondato”

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FORMIA – Non cambia la composizione del consiglio comunale di Formia uscito dalle elezioni amministrative del 10 e 24 giugno scorsi. Lo ha sentenziato il Tar del Lazio – sezione di Latina – che ha respinto, definendolo “manifestamente infondato”, il ricorso presentato dal Movimento Cinque Stelle di Formia contro la proclamazione dei tre consiglieri comunali di Forza Italia – Eleonora Zangrillo, Gianluca Taddeo e Tania Forte (quest’ultimi due assistiti dall’avvocato Marcello Anastasio Pugliese) – avvenuta al termine del turno di ballottaggio vinto dal neo sindaco Paola Villa. Il candidato pentastellato alla carica di primo cittadino, Antonio Romano, e i presentatori della lista, Delio Fantasia e Paolo Costa, nel ricorso al Tar chiedevano la decadenza dei tre consiglieri azzurri e finanche la decadenza dell’intera nuova amministrazione comunale formiana per quelle che consideravano le presunte e gravi irregolarità che avrebbero caratterizzato la presentazione della lista di Forza Italia.

Nello specifico il Movimento cinque stelle, contestando l’esito cui era giunto l’ufficio elettorale del comune di Formia, denunciava, di fatto, presunte irregolarità procedurale verificatesi durante la raccolta delle firme, iniziata il 2 maggio e conclusasi il 12 da parte dei dirigenti di Forza Italia per il rinnovo del consiglio e per dar vita alla formazione che avrebbe poi sostenuto il candidato a sindaco Pasquale Cardillo Cupo. I sottoscrittori della lista azzurra – secondo quanto contestava il ricorso pentastellato promosso dall’avvocato Carlo Bassoli – avrebbero firmato in bianco senza conoscere il programma e soprattutto i nomi dei 24 candidati di Forza Italia al consiglio comunale. Il Tar del Lazio ha respinto, invece, il ricorso definendolo carente di elementi di prova “posti a fondamento delle domande e delle eccezioni proposte” arrivando a sostenere come gli articoli di stampa depositati dal ricorrente “non sono giuridicamente attendibili in quanto potenzialmente ispirati da esigenze connesse allo svolgimento della campagna elettorale”. I dirigenti pentastellati avevano messo in dubbio soprattutto la posizione della consigliera Eleonora Zangrillo che, assistita dall’avvocato Andrea Di Croce, era accusato di un doppiogioco elettorale: prima di firmare per la lista di Forza Italia aveva in precedenza accettato la candidatura per un’altra formazione, “Formia con te” che candidava a sindaco l’ex parlamentare della stessa Forza Italia Gianfranco Conte.

Per i giudici amministrativi, che per motivare la loro decisione hanno utilizzato sul piano normativo il contenuto due sentenze del Consiglio di Stato dell’aprile e del luglio 2004, una candidatura sino a quando non è autenticata non ha alcun valore giuridico e “non necessariamente l’accettazione deve essere anteriore alla data in cui risulta essere autenticata”.

Il collegio giudicante – presidente Antonio Vinciguerra, giudice relatore Valerio Torano – ha anche senteziato come “nessuna noma imponga la contestualità e, ancor meno, l’inversione temporale dei due adempimenti”. Lo avevano già dichiarato due sentenze del Tar Campania – sezione di Salerno del 25 gennaio 2006 – e del Tar Molise dell’11 luglio 1995 secondo le quali “sul piano logistico sistematico l’accettazione successiva alla candidatura non inficia la pienezza del consenso né vanifica l’incontro della volontà elettorale”. Si è trattato di una tesi avanzata nella sua difesa dal legale della Zangrillo, l’avvocato Andrea Di Croce, soddisfatto di come il Tar del Lazio abbia “rimesso le cose al loro legittimo posto”. Bocche cucite, invece, dai dirigenti del Movimento cinque Stelle che, accusato il colpo, avevano giustificato questa iniziativa davanti il primo grado della magistratura amministrativa con l’obiettivo di ripristinare “quella legalità che era mancata in sede di presentazione delle candidature alle ultime elezioni amministrative”. Dopo il danno anche la beffa per il movimento pentastellato condannato a pagare le spese di giudizio per un importo di 3500 euro, “oltre agli accessori di legge”. Interessate, seppur indirettamente, all’esito di questo giudizio davanti il Tar erano altre forze politiche che speravano di rimpinguare le rispettive rappresentanze consiliari qualora fossero stati dichiarati decaduti i consiglieri Zangrillo, Taddeo e Forte. E, più precisamente, la Lega, il Partito Democratico e, naturalmente, il Movimento cinque Stelle.

Ma l’intera querelle non si è esaurita qui: dopo una denuncia penale presentata sempre dal Movimento Cinque Stelle di Formia alla Procura delle Repubblica di Cassino attraverso la Guardia di Finanza di Formia sono in corso da settimane le indagini penali del sostituto procuratore Emanuele De Franco sul conto dell’operato dell’autenticatore delle firme della lista di Forza Italia, il vicepresidente della Provincia di Latina e consigliere comunale di Forza Italia al comune i Fondi Vincenzo Carnevale, e dei due delegati di lista, tra i quali il consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Simeone. Quest’ultimo, in una nota, ha voluto esprimere, congiuntamente all’altro presentatore della lista, Raffaele Di Gabriele, “e a nome di tutti gli eletti e i candidati del nostro partito, la massima soddisfazione per la sentenza del Tar definendo il ricorso manifestamente infondato.

E’ entrato nel merito della vicenda spiegando a chiare note che il fatto non sussiste. Ha avvalorato la nostra posizione, nonché la regolarità degli atti per la presentazione delle candidature che, come ribadito dal Tar, non deve necessariamente vedere la contestualità tra l’assenso e l’apposizione della firma stessa. In questi mesi abbiamo scelto di mantenere un profilo basso sulla vicenda certi della legittimità del nostro lavoro e fiduciosi in quello dei magistrati. Abbiamo scelto di non intervenire, neanche a seguite del forte battage mediatico a cui i ricorrenti ci hanno sottoposto, per evitare qualsiasi possibile pressione esterna sulla magistratura amministrativa. Ed oggi, possiamo affermare di aver fatto bene. Siamo abituati a rispettare le regole perché siamo convinti che questo debba essere il perno prioritario su cui chi intende e fa politica deve muovere ogni sua azione nel rispetto dei cittadini, tutti, che a noi affidano il proprio futuro”.

Saverio Forte