Formia / Presentato il terzo rapporto sulle “Mafie del Lazio”

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FORMIA – Sono stati diversi e significativi i motivi d’interesse emersi dalla presentazione pontina del terzo rapporto sulle “Mafie del Lazio” che, elaborato dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico sulla legalità e la sicurezza della regione Lazio, è stata fortemente voluta a Formia dal neo sindaco Paola Villa. E l’aula consiliare Ribaud aveva una bella e buona cornice di pubblico che ha sposato la “ricetta” culturale del sindaco di Formia: la camorra e, più complessivamente, il crimine organizzato si possono fronteggiare e combattere solo si coltivano due “ingredienti”: la legalità e la giustizia sociale, in qualsiasi ambito della comunità cittadina e – ha aggiunto Villa – a cominciare da quel pianeta oscuro ma fondamentale che si chiama scuola. La presentazione del terzo rapporto “Mafie nel Lazio” ha avuto due interessati ospiti, Giampiero Cioffredi, presidente Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità Regione Lazio e Fabrizio Marras, presidente delle “Reti di Giustizia – Il Sociale Contro Le Mafie” che hanno plaudito all’iniziativa del comune di aver organizzato la presentazione di questo dossier nell’ambito di un processo, difficoltoso e complicatissimo, di “rendere trasparenti le attività del Comune, coinvolgere i cittadini, far sì che si prenda atto di quali siano i problemi che hanno condizionato la vita sociale ed economica della nostra città fino ad oggi”.

Il rapporto dello speciale osservatorio della Regione Lazio, non a caso, basandosi su dati oggettivi e pubblici, fornisce una serie di strumenti per individuare le forme e le modalità con cui la criminalità organizzata e le mafie si stanno muovendo sul territorio del Golfo, “analizzando i fatti concreti senza ricorrere a luoghi comuni, generalizzazioni e affermazioni ad effetto”. In effetti la pubblicazione, presentata presso la sala “Ribaud”, è il resoconto, rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio, dei documenti istituzionali e degli interventi pubblici sul fenomeno mafioso nel periodo da luglio 2016 a dicembre 2017. La sua lettura offre un quadro d’insieme per un’analisi sulla penetrazione delle mafie nella nostra regione in particolare nella città di Roma. Si tratta di una analisi alimentata, nel tempo, dal confronto dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio con le Forze di Polizia e la Magistratura. Ed è proprio alle donne e agli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, del Tribunale per le misure di Prevenzione, dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria e della Dia, verso i quali la Regione Lazio esprime profonda gratitudine, che è dedicato il Rapporto. La terza edizione dà conto dei fatti giudiziari e gli atti istituzionali degli ultimi diciotto mesi presi in esame dall’Osservatorio e – al contempo – restituisce la sintesi di questi primi tre anni di monitoraggio del fenomeno mafioso nella regione.

Al suo interno, attraverso una mappatura del fenomeno a livello provinciale: le principali inchieste, i processi e le audizioni istituzionali che consentono di ricostruire, attraverso documenti pubblici, l’evolversi del fenomeno mafioso e il progressivo avanzamento della straordinaria attività di contrasto coordinata in questi anni dal Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e dal Procuratore Aggiunto Michele Prestipino. Nel 2017 – secondo i dati forniti dalla Direzione distrettuale antimafia – sono stati 6 i procedimenti con 29 indagati per associazione di stampo mafioso, 58 i procedimenti con 412 indagati per reati con l’aggravante del metodo mafioso, 102 procedimenti con 1010 indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, 21 procedimenti con 164 indagati per traffico di rifiuti e 9 procedimenti con 40 indagati per usura. Secondo i dati del Servizio Centrale per i Servizi Antidroga della Polizia di Stato nel Lazio sempre nel 2017 son ben 7882,191 chilogrammi di droga sequestrati nel Lazio. Altro dato interessante emerso nel Rapporto in esame è il numero delle Operazioni Finanziarie Sospette segnalate alla Uif della Banca d’Italia nel 2017 che arrivano a 9769 mentre il numero dei bonifici bancari in entrata dai Paesi cosiddetti Paradisi Fiscali sono 5706 e quelli in uscita 4372. Nel Lazio infine sono 512 le aziende confiscate e 1732 i beni confiscati.

Il rapporto – come detto – ha fotografato la presenza criminale dei boss nella regione, cercando di identificare i numeri e i tempi d’ingresso e permanenza dei clan. Alla luce di questo approfondimento, il numero complessivo dei gruppi criminali storicamente presenti nella regione dagli anni Settanta ad oggi è complessivamente pari a 154. Di questi, 62 clan sono stati tracciati da indagini e processi per molti anni ma – dalla documentazione consultata – non sono più citati in indagini giudiziarie o rapporti istituzionali da almeno 4 anni. Il fatto che queste consorterie criminali non siano state interessate negli ultimi 4 anni da attività repressiva non significa automaticamente che gli stessi non siano più operativi, in alcuni casi, in base ad elementi scaturiti da indagini e sentenze, gruppi criminali pesantemente colpiti dalla repressione giudiziaria, hanno continuato ad operare appoggiandosi a personaggi della criminalità di secondo piano.

I clan che, invece, sono stati evidenziati nel Rapporto come “attivi” – al dicembre 2017 – (dunque, citati in indagini o atti istituzionali negli ultimi 4 anni) corrispondono a 93, fra gruppi, clan, famiglie, tradizionali, autoctone e narcotrafficanti che usano il metodo mafioso. Dei 93 clan attivi nel Lazio, circa 50 clan, operano, nel solo territorio della Capitale: “.

“Nelle quasi 300 pagine del rapporto – ha detto Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio – è documentato uno scenario criminale complesso che evidenzia un sistema multilivello che è tenuto in equilibrio da tre fattori individuati nella pax mafiosa siglata dai diversi boss “storici” che hanno interesse a salvaguardare questo mercato privilegiato di investimenti e di accordi fra le diverse mafie, nelle reti di corruzione che rendono permeabili e convenienti i contesti in cui operano i boss e – infine – come dimostrato da alcune operazioni dell’ultimo anno, dai “facilitatori” soggetti in grado di facilitare, appunto, l’incontro fra la domanda e l’offerta in questo mercato criminale complesso e non sempre stabile”.
Saverio Forte

PHOTOGALLERY (a cura di Pietro Zangrillo)

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