Formia / Il PD lancia l’Sos per l’Ospedale “Dono Svizzero”

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FORMIA – La proposta bisogna istituzionalizzarla sul piano politico ma in una delle prime sedute del consiglio comunale di Formia dopo la completa ripresa dell’attività amministrativa il direttore generale dell’Asl di Latina Giorgio Casati potrebbero venire a relazionale sullo stato di salute del suo principale paziente: la sanità del sud-pontino. L’orientamento sarà anticipato nella prima riunione utile dal capigruppo del Partito Democratico Claudio Marciano ma un chiaro e drammatico “s.o.s.” è contenuto in una lettera che il coordinatore del primo circolo del Pd ha inviato allo stesso direttore generale dell’Asl pontina, all’assessore e al presidente della commissione sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato e Pino Simeone, ai consiglieri regionali pontini dello stesso Pd, Enrico Forte e Salvatore La Pena e al neo sindaco di Formia Paola Villa.

Il grido d’allarme di Carta, che all’interno dell’ospedale Dono Svizzero ha trascorso non pochi della sua vita, è quantomai drammatico: “Il mancato ricambio del personale sanitario collocato in pensione, causato dalle politiche di rientro del deficit, ha prodotto un depauperamento delle risorse umane negli ospedali dall’Asl di Latina, e in particolar modo nell’Ospedale “Dono Svizzero”. La conseguenza è stata, ed è, che questo nosocomio – accusa il coordinatore del primo circolo cittadino del Pd – non ‘produce’ più servizi ma è sede esclusivamente dell’emergenza. Si è consolidato l’acquisto di prestazioni nelle strutture private, prevalentemente nel sud del frusinate e nella provincia di Caserta, invertendo quel flusso (20% delle prestazioni) che negli anni ’80 proveniva da quelle aree accedendo all’ospedale “Dono Svizzero”. In alcuni casi anche la stessa emergenza non è garantita nelle 24 ore, come ad esempio l’emodinamica, tornata alla guardia di 6 ore e solo nelle mattine dei giorni feriali. Anche una banale colica renale è sottoposta a consulenza presso il “Goretti” di Latina, con notevole disagio del paziente di turno. Non c’è più il servizio di urologia. In ortopedia sono rimasti due medici, in chirurgia a luglio è andato in pensione il primario, in cardiologia fanno i turni in quattro, al pronto soccorso sono in sei, in laboratorio analisi e rianimazione non ne parliamo.

In ginecologia ed ostetricia vanno medici esterni a fare i turni in rapporto libero professionale. In cardiologia e nel pronto Soccorso – aggiunge l’ex cardiologo Francesco Carta – i medici fanno guardie per otto, nove notti al mese, stravolti dalla stanchezza, tant’è che stanno rifiutando anche le notti ben pagate (in regime libero professionale) perché non ce la fanno più.In radiologia sono in sei (una dottoressa in maternità e due medici esonerati dalle notti). Questo personale, oltre ai turni di guardia dovrebbe attendere alle attività della risonanza magnetica nucleare di recente installazione. Come è possibile attivare tale metodica diagnostica senza potenziarne l’organico? Infine va considerato il fatto che molti operatori hanno una età media molto elevata e non possono reggere turni defatiganti che si ripetono ormai da diversi anni”. E non è finita. Tranne cardiologia e pediatria, tutte le altre strutture complesse dell’ospedale di Formia sono senza primari. A Gaeta doveva nascere una “casa della salute” per alleggerire la pressione dei ricoveri ospedalieri, ma non c’è stato seguito.

Francesco Carta attacca la Regione Lazio e, di conseguenza, l’operato della Giunta di cui il Pd è il principale azionista quando sostiene che “la chiusura dei Ppi di Minturno e Gaeta avviene senza il potenziamento del pronto soccorso del “Dono Svizzero”; almeno si aggiungesse una terza postazione con relativo personale”. Insomma occorre “da subito un piano straordinario per adeguare gli organici. Siamo ormai al limite – osserva l’esponente Dem – E’ assolutamente necessario procedere a concorsi o comunque selezioni a tempo indeterminato, produrre agevolazioni ed incentivi al fine di attrarre validi professionisti”. La situazione non è migliore, tutt’altro, anche nelle isole pontine “dove ci sono problemi seri. A Ventotene resta vacante la sede del medico di famiglia e del programma di Telemedicina, che avrebbe dovuto servire anche Ponza, al momento non c’è traccia. Infine è il caso di far cenno al nuovo ospedale (il Policlinico del Golfo?) che consentirebbe di utilizzare al meglio risorse che ancora oggi vanno a strutture obsolete e completamente fuori dagli standards edilizi sanitari.

E’ il caso di ricordare che nel Comune di Formia – ricorda concludendo Francesco Carta – è a disposizione un’area di proprietà regionale, su cui è stata adottata una variante urbanistica ad hoc, ed è previsto un finanziamento (dell’Inail) di 75 milioni di euro. Il piano di rientro è terminato, ora è giunto il momento di restituire al nostro ospedale la funzione propria della diagnosi e cura e dei livelli elementari di assistenza, senza migrazioni verso altri territori e relative strutture private”. E se si cerca di chiedere (tardivamente) il recinto quando i buoi sono già scappati? Forse…

Saverio Forte