Ponza / Scritte intimidatorie contro il vicesindaco Eva La Torraca

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PONZA – I Carabinieri della Stazione di Ponza stanno indagando sul misterioso episodio intimidatorio di cui è stata vittima, nella serata di giovedì, la vice-sindaco ed assessore al turismo e all’assetto al territorio del comune Eva La Torraca. Ignoti, utilizzando della vernice di color rosso, hanno lasciato nei pressi dell’abitazione dell’amministratrice, nella frazione de Le Forna, una scritta con la frase “Vergogna” e, a fianco, un disegno che raffigura un’impiccagione. Gli inquirenti ipotizzano che il gesto, grave, vada inquadrato nell’attività amministrativa del vice sindaco La Torraca – si ipotizza per un permesso negato – che ha ricevuto la solidarietà del sindaco Franco Ferraiuolo e del gruppo di maggioranza “La Casa dei ponzesi”.

Il sindaco Franco Ferraiuolo e il vicesindaco Eva La Torraca

La coalizione di governo parla di una “vile aggressione morale” subita “dalla nostra vicesindaca in un generale clima di impunità e di caccia alle streghe fomentato da chi ritiene aver subito un torto nel non aver ottenuto un permesso. Ma ciò che provoca più ripugnanza è che i leoni della tastiera hanno ben tollerato – si legge testualmente in un post pubblicato sul profilo facebook della lista “La casa dei ponzesi”- l’episodio avvolgendolo in un manto di totale silenzio preferendo, invece, cinguettare, accusando l’Amministrazione Comunale, di un errore di ortografia commesso da un umile e precario operaio”. La maggioranza ha lanciato un monito all’intero consiglio comunale, consiglieri d’opposizione compresi, e a tutta la comunità isolana, la “brava gente”, ad essere “uniti” contro coloro “non vogliono seguire le buone regole”.

La “brava gente” intanto ha avviato una petizione popolare on line per rendere libera la fruzione della caratteristica spiaggia di Giancos. E’ stata sottoscritta in pochi giorni da quasi mille cittadini, residenti e turisti, che denunciano l’esasperata privatizzazione di molti tratti di arenile della principale isola pontina e nel mirino è finito l’operato anche della Giunta in carica del sindaco Ferraiuolo. “A Ponza le spiagge sono come quelle vecchie fotografie nel salone della nonna… “ ricordi di quello che fino a 20 anni fa era fruibile. Negli anni addietro furono dati in concessione tutti gli specchi d’acqua prospicienti le uniche spiagge libere utilizzabili da terra da bambini, anziani e diversamente abili. Date in concessione ai privati, furono di fatto sottratte alla gratuita fruizione della popolazione residente e dei turisti. Per qualche anno, affinchè la popolazione in silenzio si abituasse a questa situazione, avevano apposto delle boe di delimitazione – si legge nella petizione – entro le quali dal 2016 con ordinanza Comunale, è ufficialmente consentita “la pratica del bagnarsi”.

Ebbene, nonostante le spiagge libere accessibili non ve ne siano quasi più, da qualche tempo quelle boe, simbolo di tacito accordo tra interesse pubblico e privato, nonostante l’ordinanza ancora vigente, sono state rimosse col consenso del Comune , guidato dall’amministrazione “La casa dei Ponzesi”. Questo gesto è teso a disincentivare anche l’uso degli arenili, unici spazi assieme all’adiacente piazzetta, usufruibili dai bambini ed anziani del luogo. Basta fare una passeggiata per il centro di Ponza per rendersi conto che tutti gli spazi sono stati dati in concessione e i bambini non sono ben accetti perché disturbano, con le risa e i giochi, gli affari dei privati . Il nostro è un grido di aiuto, prima di essere totalmente inghiottiti dalle sabbie mobili degli interessi privati …. E’ un appello, affinchè vengano riconosciuti i diritti delle fasce deboli … E’ la richiesta di non far cancellare la nostra identità!”. La petizione, che può essere sostenuta sulla rete (a questo LINK), vuole perseguire un solo obiettivo: la restituzione “della possibilità di continuare ad avere il diritto di recarsi gratuitamente in spiaggia, per bagnarci in quelle limpide acque, che fanno invidia a molte bandiere blu , permettendo l’aggregazione e trasmettendo il senso della territorialità e di appartenenza alle nuove generazioni, attraverso l’uso della cosa comune. La folle privatizzazione di tutti gli specchi d’acqua fruibili, costituisce una vergogna politica e sociale indelebile”.

Da qui il monito al comune di Ponza, “in nome della cultura popolare, di adoperarsi immediatamente, dimostrandoci di fatto che “La casa dei Ponzesi” non è la sede del Comune, ma il territorio stesso. Siamo pronti a perorare con ogni mezzo , con forza e determinazione la nostra causa, affinchè giunga forte la richiesta di liberare Giancos!”

Saverio Forte