Formia / Sale slot, il Tar boccia la seconda ordinanza dell’ex sindaco Bartolomeo

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FORMIA – Neanche una circostanziata relazione medico-scientifica dell’Asl di Latina che denunciava la gravità sociale del fenomeno delle ludopatie nel sud pontino e, in particolar modo, a Formia, è riuscita a far cambiare idea alla sezione di Latina del Tar sull’orario di apertura al pubblico delle sale slot. I giudici del primo grado della magistratura amministrativa hanno bocciato una seconda e più ferrea ordinanza dell’ex sindaco Sandro Bartolomeo per tentare di contrastare la grave emergenza del gioco d’azzardo.

Il “via” l’aveva dato nel settembre di quattro anni fa il consiglio che limitava con un regolamento ad hoc l’attivazione delle macchinette, prima dalle 10 del mattino a mezzanotte e poi dalle ore 10 alle ore 20. Una sala bingo, ubicata presso un albergo di Formia, fece ricorso affermando che le autorizzazioni rilasciate in precedenza dallo stesso comune non avevano una limitazione d’orario. Il Tar ne prese atto e annullò sia il regolamento consiliare del 2014 che l’ordinanza di Bartolomeo. Il comune, a quel punto, propose ricorso al consiglio di Stato contro la negativa sentenza del Tar ma commise un grave errore: avrebbe dovuto approntare un nuovo regolamento – quello in vigore nel frattempo era bocciato dal Tribunale amministrativo regionale – in assenza del quale il sindaco Bartolomeo nel 2016 emise una seconda ordinanza con cui limitava, ripristinandolo, l’orario di apertura al pubblico delle apparecchiature dalle 10 alle 20. Il Tar ne ha preso atto e ha annullato la seconda ordinanza sindacale di Bartolomeo e ha condannato il comune a pagare le spese legali.

Prima del voto politico del 4 marzo scorso l’ultima relazione inviata alla Camera e al Senato dalla commissione parlamentare antimafia, aggiornando la geografia del crimine nella provincia di Latina e nel sud-pontino, era arrivata a definire “Formia come Las Vegas” per l’altissimo numero di sale slot e di apparecchiature capaci di sognare per avere un futuro migliore ma anche causa di vere e proprie patologie. Ma il gioco d’azzardo è anche “gratta e vinci” e lotterie e per questo la Chiesa dell’Arcidiocesi di Gaeta è stata costretta mobilitarsi: sul suo territorio, infatti, nel 2016 la media della giocata pro capite è stata di circa 900 euro, troppi, il doppio di quella nazionale. E’ stato un istituito un “tavolo di lavoro sull’azzardo” e a promuoverlo è stato il neo direttore della Caritas Diocesana, don Alfredo Micalusi, cui hanno aderito la Cdal – la consulta delle associazioni laicali – l’associazione Libera e “Adra”.

Nei 17 ricadenti all’interno dell’arcidiocesi di Gaeta (Ausonia, Coreno Ausonia, Santi Cosma e Damiano, Castelforte, Minturno, Spigno Saturnia, Formia, Ponza, Ventotene, Gaeta, Itri, Campodimele, Sperlonga, Fondi, Monte San Biagio, Lenola, Pastena) i dati pubblicati dal gruppo Editoriale “Gedi”, hanno confermato come l’azzardo sia diventata “l’eroina del terzo millennio”che non colpisce i soli ragazzi ma anche gli adulti e gli anziani. Il dossier è inquietante: l’incidenza della spesa media per l’azzardo sul reddito nel territorio del Golfo è stata di circa il 6%. In totale sono presenti 1250 slot machine – ma il dato è stato rivisto – con una media di 7,5 apparecchi per 1000 abitanti; solo a Ventotene non sono presenti. L’azzardo è ramificato sia nei comuni grandi che in quelli piccoli come dimostra il fatto che Santi Cosma e Damiano, comune con appena 7000 abitanti, ha il primato di 11,5 apparecchi per 1000 abitanti. Il comune che spende di più in assoluto per l’azzardo è – come detto – Formia, con la giocata pro capite di circa 1400 euro all’anno; seguono gli altri con spesa superiore alla media nazionale come Minturno, Santi Cosma e Damiano, Ponza, Fondi, Itri, Spigno, Gaeta, Castelforte.

Fatta eccezione per Formia e Gaeta, negli altri comuni dell’Arcidiocesi il reddito pro capite è al di sotto della media nazionale e quindi per loro vale la considerazione che sono Comuni dove si guadagna poco e si spende… tanto per l’azzardo. Altri dati. La presenza di slot machine è alta (7.9 per mille abitanti) e questo favorisce l’accesso all’azzardo con una spesa pro capite di 980 euro e quindi la diffusione di comportamenti compulsivi. Il secondo gruppo di comuni, in ordine decrescente per valore di giocata pro capite, è composto da Campodimele, Monte San Biagio, Coreno Ausonio, Pastena, Ausonia, Sperlonga, Lenola e Ventotene; in questo gruppo la presenza di apparecchi per l’azzardo è di 4.7 per mille abitanti e la spesa pro capite è di 309 euro. In attesa del decreto di riordino del gioco d’azzardo e per limitare le pesanti conseguenze dell’azzardo, il tavolo di lavoro della Caritas diocesana di Gaeta richiede che si agisca a livello di Distretto Sanitario emanando regolamenti comuni in ogni città con l’obiettivo di incoraggiare gli esercenti a disfarsi delle slot machine, inserendo norme più restrittive per l’ubicazione delle sale gioco o delle macchinette mangiasoldi nei locali commerciali.

“Procedure simili sono state adottate dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino che – ha ricordato il presidente della Cdal, Carlo Tucciello – ha emanato un regolamento, con carattere retroattivo, per spegnere tutte quelle slot (oltre il 90 per cento) che violano le disposizioni sulle distanze: mai a meno di 500 metri da luoghi cosiddetti sensibili come scuole, ospedali, impianti sportivi, luoghi di culto, banche, istituti di credito o stazioni ferroviarie.”

Saverio Forte