Latina Calcio, arresti per frode e riciclaggio. Coinvolto anche l’ex deputato Pasquale Maietta

Cronaca Latina Sport

LATINA – Dalle prime ore di questa mattina, è in corso una vasta operazione di polizia giudiziaria condotta tra Roma e Latina dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza nei confronti di un’associazione per delinquere finalizzata ad imponenti frodi fiscali e al conseguente riciclaggio. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Autorità Giudiziaria pontina riguarda commercialisti e imprenditori, alcuni dei quali già coinvolti nell’amministrazione del Latina calcio U.S.. Colpiti anche i patrimoni accumulati illecitamente per oltre 60 milioni di euro. I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso della conferenza stampa che avrà luogo alle ore 11.00 presso la sala conferenze della Procura della Repubblica di Latina. Tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ci sarebbe anche l’ex presidente del Latina Calcio Pasquale Maietta, la socia Paola Cavicchi e il figlio di lei. In tutto sono dodici gli arresti operati dalle forze dell’ordine e un obbligo di firma.

Agli arresti con restrizione in carcere sono finiti: Pasquale Maietta (che però si trova ricoverato nella clinica Pio XI di Roma dopo essersi infortunato ad una gamba), Paola Cavicchi, Fabrizio Colletti, Salvatore Di Raimo, Fabio Allegretti, Giovanni Fanciulli e Pietro Palombi. Ai domiciliari sono finiti Roberto Noce, Augusto Erennio Massimo Bizzini, Max Pietro Maria Spiess, Pierluigi Sperduti e Paola Neroni. Con obbligo di firma Ivano Allegretti.

Nella mattinata odierna, nell’ambito di un’operazione congiunta, personale della Squadra Mobile della Questura di Latina, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina, con l’apporto specialistico del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e patrimoniali, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Latina Dott.ssa Laura Matilde Campoli, su richiesta dei Sostituti Procuratori Dott.ssa Luigia Spinelli, Dott. Claudio De Lazzaro e Dott. Giuseppe Bontempo nei confronti di 13 persone (7 in carcere, 5 ai domiciliari e 1 obblighi di firma), ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, al trasferimento fraudolento di valori, alla bancarotta fraudolenta, nonché di innumerevoli reati tributari e societari.

Le indagini di polizia giudiziaria e quelle patrimoniali hanno evidenziato il ruolo di un commercialista pontino, quale promotore ed organizzatore di una complessa associazione per delinquere, composta da una rete di fiduciari che, attraverso la costituzione di società schermo, sia in territorio svizzero che in quello italiano, hanno movimentato ingenti capitali sovente utilizzati per acquisizioni immobiliari, per illecito arricchimento personale, oltre che per il finanziamento occulto della società sportiva U.S. Latina Calcio, già militante nel campionato nazionale di serie “B”.
L’attività ispettiva di polizia economico-finanziaria sviluppata attraverso acquisizioni e perquisizioni, audizioni di testimoni ed intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha inoltre consentito di disvelare un articolato sistema di frode attuato mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per un valore complessivo di oltre 200 milioni di euro, e di effettuare sequestri per equivalente nei confronti di alcuni indagati per un valore complessivo di oltre 40 milioni di euro.

L’attività investigativa, avviata nell’aprile del 2015 e nell’ambito della quale sono state effettuate anche due rogatorie internazionali con l’autorità giudiziaria svizzera, ha inoltre consentito di raccogliere gravi indizi di reato in ordine ad un sofisticato sistema di riciclaggio internazionale attuato attraverso la strumentale costituzione in territorio elvetico
di 4 società anonime, aventi tutte sede legale a Lugano (CH), presso una fiduciaria
svizzera, operante nel settore della consulenza e gestione di patrimoni.
Attraverso tali persone giuridiche elvetiche sono state costituite in Italia altrettante società
a responsabilità limitata, partecipate al 100% dalle società svizzere, aventi per oggetto
sociale la gestione di beni immobili propri, tutte iscritte presso la camera di commercio di
Latina ed amministrate da soggetti residenti nel capoluogo pontino.

Le indagini patrimoniali, condotte da specialisti del Servizio Centrale Operativo e dal
Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Latina, hanno corroborato il quadro indiziario a
carico degli indagati, in ordine al reato associativo ed alle ipotesi di riciclaggio e reimpiego
di beni di provenienza delittuosa; consentendo di raccogliere gravi elementi indiziari in
ordine ad ulteriori ipotesi di intestazione fittizia di beni nonché di addivenire al sequestro di
ingentissimi patrimoni illecitamente accumulati in evidente sproporzione con i redditi
dichiarati dagli indagati. Si tratta di 20 fabbricati di civile abitazione, di cui 2 ville; 19
immobili commerciali, magazzini ed autorimesse; 3 appezzamenti di terreno; 8 veicoli; 7
società e 1 quota societaria, per un valore complessivo stimato in 25 milioni di euro circa.
Lo sviluppo di numerose segnalazioni per operazioni sospette e l’analisi dei flussi
finanziari condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Latina con il qualificato
apporto del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha permesso di
ricostruire l’ingente provvista generata in Italia, successivamente trasferita in territorio
estero (elvetico).

La costituzione di società italiane, con capitale interamente partecipato da quelle estere,
ha consentito il rientro in Italia, a mezzo bonifici bancari, delle somme depositate in
Svizzera a favore delle società italiane a titolo di “finanziamento soci”.
Le predette società, a loro volta, hanno utilizzato i capitali illecitamente costituiti all’estero
per l’acquisizione di beni immobili e di partecipazioni societarie, reimpiegando le somme
provento di reato.

Gli indagati, infatti, programmavano il riciclaggio e reimpiego dei capitali di provenienza
illecita in Italia, che avveniva nell’ultima fase tramite la cessione delle quote delle società
anonime svizzere in favore di soggetti fiduciari a prezzi irrisori rispetto all’effettivo
patrimonio immobiliare accumulato dalle persone giuridiche, e costituito con i proventi
dell’imponente evasione fiscale e previdenziale.