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Formia / Morte nell’alluvione del Torrente Pontone, processo rimandato al Tribunale delle Acque

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FORMIA – Dovrà ripartire da zero il processo promosso da Giuseppe Annunziata, di 86 anni, contro il Comune di Formia per i danni materiali e morali subiti dalla devastante esondazione del torrente Pontone, il corso d’acqua che attraversando ai confini i territori di Formia, Gaeta e Itri, ruppe gli argini nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre 2012, provocò la morte della moglie, Concetta Gigliano, di 86 anni, e devastò le campagna circostanze in località Canzatora. A deciderlo con una sentenza storica sotto il profilo giurisprudenziale è stato il giudice civile del Tribunale di Cassino Gabriele Sordi che, dichiarandosi incompetente, ha rimandato il contenzioso al Tribunale delle acque pubbliche del Lazio.

Il pronunciamento era stato sollecitato dal Comune di Formia al quale Annunziata, attraverso l’avvocato Pasquale Di Gabriele, aveva avanzato una richiesta danni di 293mila euro. Il Tribunale ordinario ha accolto l’istanza dell’amministrazione formiana che, assistita dal dirigente della propria avvocatura Domenico Di Russo, ha chiesto il rispetto di diverse sentenze della Corte di Cassazione, dal 2012 in poi, secondo le quali spetta al Tribunale delle acque pubbliche del Lazio dirimere simili richieste di risarcimento danni in quanto sono diversi gli enti che avrebbero dovuto provvedere all’esecuzione, alla manutenzione e al funzionamento dell’opera idraulica, in testa la Regione Lazio proprietario del corso d’acqua.

Il giudice Sordi invece ha invece sentenziato come spetti al Tribunale ordinario la gestione delle controversie aventi per oggetto pretese che si ricollocano solo “indirettamente ed occasional-mente” alle vicende relative al governo delle acque. La citazione in giudizio non l’ha pensata così: non si tratta di un difetto nella progettazione dell’opera idraulica ma solo e soltanto una cattiva o, meglio, inesistente manutenzione del torrente Pontone…

Il signor Giuseppe Annunziata riuscì a salvarsi, la moglie, Concetta Gigliano, che all’epoca aveva 86 anni, no. La signora tentò di ripararsi in auto, por-tata sotto braccio dal marito. Un’onda di piena del torrente Pontone la strappò ai suoi cari lasciandola priva di vita ad alcune centinaia di metri di distanza, in prossimità della spiaggia formiana di Vindicio. Giuseppe D’Ambrosio, nonostante la sua età, vuole ancora regolare i conti con il comune di Formia, accusato, per quanto riguarda la sua competenza territoriale, di non aver promosso alcun serio intervento per la messa in sicurezza degli argini del pericoloso corso d’acqua. Il risarcimento danni invocato da D’Ambrosio non è motivato tanto per le conseguenze materiali subite dalla sua abitazione quella tragica notte quanto per il danno tanatologico – così viene definito – per la morte della signora Concetta dopo oltre 60 anni di matrimonio.

Per il comune di Formia se qualcuno dovrà pagare , dovranno essere eventualmente anche la Regione Lazio – il torrente Pontone fa parte del demanio regionale – ma anche i confinanti comuni di Gaeta e Itri per gli omessi inter-venti di bonifica. Si preannuncia un’altra battaglia legale ma in un’altra sede. Tribunale delle acque pubbliche del Lazio è una sezione, infatti, della Corte d’Appello di Roma. L’eventuale giudizio di secondo grado si svolgerà davanti alla Corte d’appello, quello conclusivo di terzo grado davanti alle sezioni riunite della Suprema Corte. Il signor Giuseppe vanta 86 primavere e vuole ancora attendere.

Saverio Forte