Formia / Omicidio Langella: chiesta perizia psichiatrica per Andrea Tamburrino

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FORMIA – Andrea Tamburrino, il 42enne ex gigolò di Cellole ma trapiantato a Scauri, era incapace di intendere e di volere quando uccise all’alba del 2 dicembre 2016 l’amico Giuseppe Langella, autotrasportatore di 52 anni di Formia con cui viveva all’interno della villetta che occupavano in via Giovenale, in località Acquatraversa. Con questa richiesta del collegio difensivo è entrato nel vivo, davanti il Gup del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera, il giudizio immediato con il rito abbreviato per l’uomo accusato di aver ucciso l’ex autotrasportatore di 52 anni dopo averlo ridotto ad uno stato di quasi schiavitù e prostrazione. Tamburrrino, imputato per omicidio preterentenzionale, sarà sottoposto dunque a perizia psichiatrica che effettuerà il dottor Ottavio De Marco subito dopo il conferimento dell’incarico in programma nell’udienza già fissata per giovedì prossimo. Nei confronti dell’istanza proposta dai legali di Tamburrino, gli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Dalila Flaming, il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Chiara D’Orefice si era opposto ma è probabile che la stessa Procura e la parte civile – la sola sorella di Langella, Marina, si è costituita attraversa l’avvocato Vincenzo Macari – possano nominare i propri periti di parte per dimostrare che, invece, Tamburrino era nelle sue facoltà quando aggredì mortalmente per una serie di futili motivi l’ex autotrasportatore.

Il collegio difensivo del 42enne ha allegato agli atti del processo appena iniziato alcune precedenti perizie psichiatriche depositate in precedenti procedimenti penali ed una recente relazione medico legale del dipartimento di igiene mentale del carcere romano di Rebibbia – dove è tuttora recluso – secondo la quale il pregiudicato è affetto da non pochi disturbi della personalità e da fenomeni paranoici.

Il Gip del Tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro nelle 47 pagine della propria ordinanza restrittiva aveva ripercorso le tappe del rapporto amicale, tutt’altro che sereno, tra i due, costretti a vivere insieme solo per un mero e reciproco interesse opportunistico. La fissazione della data di oggi dell’inizio del processo – vista la gravità dell’accusa la Procura aveva sollecitato lo svolgimento del giudizio immediato bypassando l’udienza preliminare – è servita alle parti (difesa e parti civili) di acquisire la voluminosa documentazione prodotta dall’autorità inquirente nelle fasi di svolgimento delle delicate indagini.

Nelle oltre 4000 pagine degli atti processuali emerse un quadro socialmente umiliante e degradante: Langella, dopo un matrimonio fallito, aveva bisogno di vitto e alloggio, Tamburrino di una persona che pensasse a tutto, a cucinare, a fare la spesa e a mantenere in ordine una monumentale villa per il cui pagamento dell’affitto ci pensava naturalmente lui, il 42enne più volte finito nei guai con la giustizia per estorsione e truffa. Tamburrino, giunto in Tribunale con barba lunga e capelli incolti, dovrà difendersi ora dall’accusa di omicidio preterintenzionale perché “con atti diretti a commettere percosse e lesioni, cagionava la morte di Langella per trauma cranico con emorragia subracnoidea ed un trauma toracico con fratture costali multiple ed emotorace che, in sinergismo tra loro, determinavano – scrive il Gip Lo Mastro – un’insufficienza cardiocircolatoria terminale acuta”.

Il decreto di fissazione del giudizio immediato, inoltre, fa molto leva sull’esito delle perizie medico legali effettuate dal consulente del Pm Chiara D’Orefice e quello nominato dal Gip Lo Mastro durante l’incidente probatorio. Dimostrarono da subito che Langella non fu vittima di un banale incidente domestico (tesi invece inizialmente rilanciata dalla difesa di Tamburrino) – una caduta lungo le scale di collegamento tra l’ingresso ed il primo piano della villetta occupata in via Giovenale – ma di una violenta aggressione, della furia di Tamburrino che la notte del delitto sorprese il “colpevole” l’ex autotrasportatore ad occupare la propria camera da letto. Tamburrino non gli avrebbe perdonato il fatto di aver visto la sera prima nella sua camera – l’unica collegata alla tv satellitare Sky – una partita di calcio della Champions League.

Saverio Forte