Tribunale di Cassino

Castelforte / Morte di Edoardo Di Pastena: disposto il sequestro delle cartelle cliniche

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CASTELFORTE – La Procura della Repubblica di Cassino vuole vederci chiaro circa l’esistenza di un nesso di casualità tra la rissa in cui è stato coinvolto Edoardo Di Pastena la sera del 3 giugno scorso nei pressi del bar “Novecento” in via Alfredo Fusco a Castelforte e la sua morte sopraggiunta dopo sei mesi esatti dallo svolgimento della grave e triste vicenda. In quest’ottica il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Alfredo Mattei, ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche presso gli ospedali in cui ha lottato contro la morte nel corso degli ultimi sei mesi il 50enne disoccupato di Castelforte: il “Dono Svizzero” di Formia, il “Santa Maria Goretti” di Latina, il “Neuromed” di Pozzilli e, infine, il Policlinico “Gemelli” di Roma dove Di Pastena ha cessato di vivere il giorno di Capodanno per un vastissimo trauma cranico. Lo stesso magistrato ha inoltrato, intanto, una precisa richiesta per l’immediato svolgimento dell’autopsia. La decisione dovrà assumerla o meno, tuttavia, il giudice monocratico Donatella Perna nella terza udienza del giudizio immediato. Se ne riparlerà soltanto il 9 gennaio nel dibattimento che, iniziato in maniera davvero repentino lo scorso settembre, vede imputata una sola persona con l’ipotesi di reato di lesioni gravi, l’autotrasportatore di 42 anni di Antonio Mendico.

Eduardo Di Pastena

Sarà un’udienza cardine caratterizzata anche dall’interrogatorio di quattro testimoni oculari, in gran parte giovani, citati dalla Procura, tra cui il gestore di una sala giochi attiguo al bar davanti al quale si è svolta la rissa che a Capodanno ha conosciuto un epilogo tragico. L’esito del dibattimento potrebbe– secondo l’istanza della parte civile, rappresentata dall’avvocato Antonio Giuliano Russo – provocare immediatamente la modifica del capo d’imputazione, da lesioni ad omicidio volontario, per Mendico, che da luglio si trova agli arresti domiciliari. La richiesta della Procura di disporre un esame medico legale sul cadavere di Di Pastena non convince per niente il difensore dell’autotrasportatore, l’avvocato Alfredo D’Onofrio, che ricorda come il processo iniziato a settembre nei confronti del suo assistito abbia un preciso e conclamato reato: lesioni aggravate.

La Procura di Cassino – a suo dire – può chiedere quel che vuole ma si ricordi che un processo è già in corso e ha un preciso capo d’imputazione. Intanto l’improvviso decesso di Di Pastena ha fatto molto rumore a Castelforte, un centro medio-piccolo in cui il ricorso (o meglio l’abuso) all’alcool ha assunto da anni conseguenze socialmente molto preoccupanti. A prendere naturalmente le difese di Edoardo Di Pastena è stato suo fratello, il più noto Adolfo, per essere stato per anni consigliere proprio al comune di Castelforte. “Mio fratello si è trovato nel momento sbagliato nel posto sbagliato – ha ricordato – Non è stato vittima di alcuna forma di ritorsione per aver offeso qualcuno e l’alcool non c’entra nulla”.

La versione di Di Pastena è lontana parente di quanto sostiene, invece, la difesa di Mendico che offre quale prova niente meno che il contenuto del sistema di videosorveglianza del bar di via Fusco e di altre attività commerciali attigue. C’è un antefatto, sinora ignoto, emerso dagli atti processuali prodotti dalla Procura di Cassino attraverso i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Formia e dei colleghi della Stazione di Castelforte. Un’ora prima del litigio (o presunto tale) tra Di Pastena ed Antonio Mendico nello stesso bar si era consumata un altro alterco tra il cugino della vittima, Luciano Di Prata, di 36 anni, ed il fratello minore dell’imputato, Pierluigi, di 25 anni. Terminò fortunatamente subito questo pesante scambio di ingiurie che, dettato da futili motivi, probabilmente è stato alimentato dai fumi dell’alcool in una serata di inizio estate. Di Prata, che sarà ascoltato proprio nell’udienza del 9 gennaio, rimase in bar, Pierluigi Mendico andò e via e casualmente incontrò in un chiosco bar di Santi Cosma e Damiano il fratello Antonio, la cognata e i suoi nipotini. Mendico junior andò a casa, il fratello maggiore fece la stessa cosa, a Castelforte, e per farlo dovette attraversare via Fusco con un’andatura lenta (“perché davanti c’era una pattuglia dei Carabinieri”).

Quanto è successo lo avrebbe immortalato il sistema di video sorveglianza del bar e, cioè, che Di Pastena, immaginando che quella di Mendico fosse una spedizione punitiva, sarebbe andato incontro alla sua auto in movimento. L’uomo era ancora all’interno, alla guida, quando avrebbe aperto la sua portiera e Di Pastena, che avrebbe avuto un tasso alcoolemico superiore alla norma, sarebbe caduto come un peso morto a terra sbattendo la testa. Sono queste le ricostruzioni fornite dalle due parti in causa ma desta curiosità l’iniziativa della Procura di Cassino di chiedere lo svolgimento di una perizia medico legale nell’ambito di un processo che non contempla questo adempimento per il tipo di reato con cui è stato richiesto dal Pm Mattei.

E’ probabile che ora la dottoressa Perna, alla luce della scomparsa di Di Pastena, rimetta gli atti al Pm Mattei e, revocando il decreto del giudizio immediato, permetta lo svolgimento di una nuova istruttoria (a cominciare dallo svolgimento dell’autopsia o dalla richiesta di dar vita ad un incidente probatorio) e, se la Procura di Cassino lo riterrà opportuno, di riformulare un diverso capo d’imputazione.

Saverio Forte