Terracina / La Unicoop Tirreno opta per ricollocare il personale, la protesta dei sindacati scavalcati

Economia Terracina

TERRACINA – Pubblichiamo di seguito la nota di protesta dei sindacati di fronte all’offerta della società titolare Unicoop Tirreno di ricollocare il personale a seguito della chiusura del punto vendita di Terracina. Secondo le tre sigle sindacali confederali la decisione sarebbe stata presa senza consultarli. Si resta ovviamente a disposizione per eventuali repliche. “Come se non bastasse la decisione improvvisa ed unilaterale di chiudere il negozio Coop di Terracina – si legge in una nota sindacale congiunta – ieri sera da parte della Direzione della Unicoop Tirreno è arrivata l’ennesima beffa per i 32 lavoratori e le loro famiglie: un comunicato stampa diffuso anche in tutta la rete intranet aziendale che annuncia l’intenzione dell’Azienda di ricollocare i lavoratori all’interno della rete distributiva del Lazio. Sembrerebbe una buona notizia, ma in realtà è tutt’altro!
In primis un’offesa gravissima ai lavoratori e a chi li rappresenta perché si pubblica direttamente un comunicato stampa farfugliante ed impreciso (che vuol dire in tutta la rete del Lazio? Forse a centinaia di chilometri? Per lavoratori e soprattutto lavoratrici part-time, molti a 20 ore settimanali) e non si risponde invece ad innumerevoli richieste di incontro formalizzate dalle OO.SS. in questi giorni dove si chiedeva un tavolo per affrontare nel merito proprio tutte le possibili soluzioni alternative ai licenziamenti.

Ovviamente le OO.SS. sono sempre disponibili a ragionare di percorsi alternativi ai licenziamenti, comprese le ricollocazioni all’interno di un bacino e/o di un limitato chilometraggio, ma nelle sedi opportune intorno ad un tavolo ed in maniera organica.
Altra cosa sono invece sono gli annunci improvvisati, impraticabili e contraddittori che la Coop praticamente fa tutti i giorni.
Fino a ieri, l’azienda ha detto e scritto in verbali di incontro precedenti, che avrebbe aperto una nuova procedura di mobilità solo sul negozio di Terracina, decisione comunque da noi contestata perchè all’interno di una procedura di mobilità nazionale che aveva come unico criterio di scelta per i lavoratori la “non opposizione al licenziamento” legata ad incentivi. Allora come mai questo improvviso cambio di rotta?

Forse perché gli eminenti dirigenti esterni che oggi dirigono la Cooperativa si sono accorti, su consiglio degli avvocati, che la procedura sarebbe stata illegittima e che forse era più sbrigativo ed indolore una becera applicazione del job-act con licenziamenti mascherati da trasferimenti improponibili?
Se così non fosse come mai nella mattinata di oggi la Direzione di Unicoop Tirreno ha pensato di inviare un suo dirigente al negozio di Terracina per estorcere direttamente ai lavoratori il trasferimento e/o, in caso di non accettazione, di formalizzare per iscritto che non intendono essere ricollocati?

Oltretutto minacciando l’invio a partire da domani di raccomandate di trasferimenti coercitivi (addirittura prima della chiusura del negozio prevista per sabato) e mentre i lavoratori stanno pacificamente manifestando con occupazione del negozio e con l’indizione di uno sciopero generale con manifestazione nel piazzale antistante il negozio proprio per la giornata di sabato 11 novembre.
Adesso basta, pretendiamo rispetto e buon senso!
Ma è possibile che gli unici a mostrare buon senso e civiltà siano proprio i lavoratori che stanno per essere licenziati? Ma l’Azienda ai problemi (anche di ordine pubblico oltre che di disperazione delle persone che stanno vivendo questo dramma) ci ha pensato anche solo per un attimo?
E ancora se il modello che Unicoop Tirreno intende portare avanti in tutti i negozi d’Italia è quello di Terracina (chiudo il negozio e licenzio o trasferisco i lavoratori a centinaia di chilometri) perché fare sette mesi di trattativa e sottoscrivere un accordo a maggio con le OO.SS. nazionali ratificato poi al Ministero del Lavoro a giugno che prevede ben altro?
Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs–Uil, unitamente ai lavoratori chiedono rispetto e coerenza al dott. Canova che oggi dirige la Cooperativa per fare in modo che quella distintività cooperativa tanto decantata dalla Coop sugli organi di stampa non sia sinonimo di una distintività negativa.
Per tutti questi motivi siamo a ribadire, noi si, in maniera responsabile, la necessità di attivare immediatamente un tavolo di confronto per ragionare su tutte le possibili soluzioni (comprese le manifestazioni di interesse pervenute da imprenditori locali che si rendono disponibili a rilevare il negozio con tutti i lavoratori) per salvaguardare l’occupazione e la dignità di 32 dipendenti storici della Coop.
Se anche questa ennesima richiesta dovesse rimanere inascoltata, il dott. Canova e tutto il gruppo dirigente dell’Unicoop Tirreno, se ne assumeranno tutta la responsabilità”.