Formia / Rifondazione Comunista: “No al contribuito scolastico volontario”

Formia Politica Scuola

FORMIA – “Apprendiamo dalla lettura di un post pubblicato su di uno dei maggiori social network – dichiara il Circolo “Enzo Simeone” del partito della Rifondazione Comunista di Formia – che la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo statale “P. Mattej” ha comunicato ai genitori – dei piccoli alunni che lo frequentano – che il consiglio di istituto ha deliberato – in data 19/7/2017 – la richiesta alle famiglie di un contributo volontario di 20 euro per alunno e di 10 euro aggiuntivi per ogni ulteriore figlio iscritto, comprendente la quota dell’assicurazione obbligatoria integrativa infortuni alunni (6 euro). La richiesta di tale gabella è dovuto alla necessità “di offrire un servizio migliore e più vicino ai bisogni degli alunni. Infatti i fondi recuperati saranno utilizzati per l’acquisto di materiale didattico e sussidi, per formazione al personale e per il supporto ai casi gravi di portatori di handicap, nonché per le spese collegate al materiale fornito: pagelle, libretti, ecc….”.

Tralasciamo il fatto che “in ragione dei principi di obbligatorietà e di gratuità, non è consentito richiedere alle famiglie contributi obbligatori di qualsiasi genere o natura per l’espletamento delle attività curriculari e di quelle connesse all’assolvimento dell’obbligo scolastico (fotocopie, materiale didattico o altro), e che quindi la circolare della dirigente è di fatto illegittima, non possiamo tralasciare il fatto che l’assistenza ai disabili gravi dipenda da tale contributo scolastico, che proprio per la sua natura volontaria non da certezza circa l’incasso totale. Nell’ipotesi peggiore – cioè nel caso del mancato raggiungimento dell’obbiettivo di bilancio – cosa succederà ai ragazzi colpiti da disabilità grave non è dato sapere. Mica li vorranno privare ti tale preziosa assistenza? Eppure ci domandiamo se di fronte alle necessità di coprire le spese scolastiche non sarebbe dovuto intervenire invece il comune di Formia, visto che per quanto riguarda edifici scolastici e diritto allo studio, proprio i comuni hanno competenza nei settori della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di I grado.

D’altronde proprio il comune di Formia non ha mai lesinato soldi per l’istruzione post-scolastica. Infatti in questi anni ha speso migliaia di euro per sostenere le iniziative legate alla “casa dei libri” di via Cassio (e ne spenderà sicuramente altri per la neonata “casa dei libri” di Scacciagalline). Per carità in astratto sono iniziative lodevoli, ma nei fatti gli stessi soldi (e sono tanti) si sarebbero potuti utilizzare per azzerare il contributo scolastico chiesto ai genitori dei piccoli alunni che frequentano – non lo dimentichiamo – la scuola dell’obbligo. Tra l’altro proprio le iniziative legate alla “casa dei libri” di via Cassio hanno prodotto un’abnorme lavoro per gli uffici comunali. Oppure si sarebbero potuti eliminare i contributi a pioggia che il comune di Formia decide di elargire senza che ve ne sia un effettivo bisogno, se non quello di soddisfare l’ego di qualche cortigiano. Ritornando a cose serie ricordiamo che le riforme di questi anni hanno definitivamente le nostre scuole in aziende, capeggiate da un preside-manager dotato di poteri enormi sia sulla gestione del personale che sugli stessi contenuti della didattica, con il definitivo azzeramento delle prerogative degli organi collegiali democratici ridotti al più ad organismi da “sentire” o da “consultare”.

A completare il disegno, c’è l’asservimento di interi pezzi dell’istruzione alle esigenze delle imprese. Non solo con l’esaltazione dell’alternanza scuola-lavoro – che regala a queste ultime lavoratori a costo zero – ma con l’incredibile previsione della costituzione di “laboratori per l’occupabilità” in collaborazione con enti e imprese private attraverso “l’orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del Made in Italy”. A questo si aggiungono i continui tagli dei trasferimenti statali, sostituiti dai contribuiti volontari. Si sta insomma decretando la morte della scuola pubblica. Fino a quando sopporteremo questo in silenzio? Nell’attesa di saperlo invitiamo i genitori degli alunni a rifiutarsi di pagare, mettendo così spalle al muro l’attuale amministrazione comunale, che non potrà sottrarsi alle proprie responsabilità”.