Sperlonga / Armando Cusani sottoposto al solo obbligo di firma

Cronaca Sperlonga

SPERLONGA – Il sindaco, sospeso, di Sperlonga e due volte presidente della Provincia di Latina Armando Cusani torna ad essere un uomo libero. Il principale indagato dell’operazione “Tiberio” – in carcere lo scorso 16 gennaio perché ritenuto alla testa di un’organizzazione formata da politici, tecnici comunali ed imprenditori in grado di pilotare l’esito di appalti pubblici a Sperlonga ma anche a Maenza e a Prossedi – ha ottenuto infatti la revoca degli arresti domiciliari cui era stato costretto dal 13 giugno dal Tribunale di Latina, un provvedimento poi certificato, in maniera postuma, da una sentenza del Riesame dell’8 luglio. Per la revoca dei domiciliari, per la cronaca, il sostituto Procuratore Valerio De Luca si è opposto e Cusani ha avuto un solo obbligo, quello della firma ogni giorno, tra le ore 11 e le ore 12, presso la stazione dei Carabinieri di Sperlonga. Il collegio dibattimentale del Tribunale del capoluogo pontino – presidente Francesco Valentini, giudici a latere Maria Assunta Fosso e Giorgia Castriota – ha accolto in pieno l’istanza dei legali di Cusani, gli avvocati Angelo Palmieri e Luigi Panella, secondo i quali l’ex presidente di Forza Italia della Provincia non può più reiterare i reati che gli vengono attribuiti e tantomeno inquinare le prove nell’ambito di un processo, il giudizio immediato, che, dopo la pausa estiva, riprenderà con un’udienza molto attesa il 19 settembre in cui sono imputate altre otto persone. Il Tribunale dovrà sciogliere alcune riserve di natura Costituzionale: sarebbero stati violati ben otto articoli della Costituzione in materia della garanzia del diritto della difesa. L’eccezione dell’avvocato Panella è stata condivisa dal collegio difensivo di Nicola Volpe, Isidoro Manzi, Massimo Pacini, Andrea Fabrizio e Antonio Avellino che, composto dagli avvocati Palmieri, Macari, Lauretti, Marino, Conca e Pucci, ha già utilizzato la prima freccia che aveva nell’arco: l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche che, principale prova d’accusa del sostituto procuratore Valerio De Luca, sarebbero state eseguite dai Carabinieri oltre i termini di legge. Non è un caso che il collegio giudicante ha già disposto la distruzione delle intercettazioni realizzate nel periodo settembre-dicembre 2015 e successivamente il 29 maggio 2016 e ha definito valide quelle eseguite prima e dopo questi due periodi. Il collegio difensivo dell’ex presidente Cusani non esclude di chiedere il pronunciamento della Consulta qualora il Tribunale di Latina dovesse respingere le sue eccezioni. Del resto il programma della fase iniziale della terza udienza di martedì questo prevede e poi la deposizione dei testi citati dal rappresentante della Procura di Latina. Smentita, intanto, l’indiscrezione in base alla quale Cusani tornerebbe nell’esercizio pieno delle sue funzioni di sindaco. L’ha ribadito uno dei due sue legali, l’avvocato Panella, secondo il quale resta in vigore uno degli effetti della legge Severino che sospende un amministratore pubblico sino a quando è in piedi una misura cautelare e l’obbligo di firma, seppur limitativo ed inferiore rispetto al carcere e ai “domiciliari”, lo è a tutti gli effetti.