Crisi idrica, le associazioni presentano un esposto contro Acqualatina

Attualità Minturno

MINTURNO – L’Associazione Pendolari Stazione Minturno Scauri e la Confconsumatori – Federazione Provinciale Latina hanno redatto un esposto contro Acqualatina per i problemi di carenza idrica, che sarà presentato per essere sottoscritto da cittadini e comitati lunedì 24 luglio alle ore 19 presso il Lido “I Delfini” di Scauri.

“L’ATO4 – si legge nel documento – è amministrato dai Sindaci ed è l’ente che per conto dello Stato cura il Servizio Idrico Integrato (SII) con annesse responsabilità ambientali, l’esposto predisposto dall’Associazione Pendolari e Confconsumatori evidenzia una gestione che impone un costo dell’acqua tra i più alti a fronte di investimenti tra i più bassi d’Italia, con una dispersione di acqua della rete di distribuzione superiore al 60%.

Sono quindi lecite le domande: per quale motivo le criticità del SII non sono state correttamente affrontate?
Tali criticità sono le premesse per scelte di investimento sostenute ancora una volta dalla pratica “dell’urgenza”?
Che senso ha la recente proposta dei dissalatori?

Vengono poi esposte le gestioni delle criticità degli ultimi tempi che evidenziano disparità di trattamento tra cittadini che risiedono in zone diverse: dalla totale sospensione del servizio idrico a nessuna sospensione. Sembra che il gestore si comporti come il “padrone dell’acqua”, ovvero risultano essere venuti meno i vincoli di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità che l’ATO4 e Acqualatina sono tenuti per “missione” a rispettare.

Conclusione analoga per la gestione delle acque reflue, che deve garantire anche la prevenzione da possibile inquinamento del mare, dei fiumi e delle falde acquifere. Basta ricordare la famosa “onda” proveniente dal lato Formia che costringe i cittadini ad astenersi dal fare il bagno, attribuita alla vecchia condotta di scarico del depuratore di Formia che se rispettasse gli attuali standard europei vedrebbe le acque di scarico tali da essere destinate ad uso irriguo.

Tutto questo pesa sui cittadini sia perché chiamati indirettamente a sostenere costi per salvaguardarsi dalla crisi idrica sia perché le voci della bolletta andrebbero radicalmente riviste.

Pertanto l’esposto chiede:
– ad ATO-4 l’accesso agli atti relativamente alla gestione del SII, con particolare riferimento allo stato di vetustà, alle perdite degli impianti e il cronoprogramma di interventi previsti.

– all’assemblea dei Sindaci, responsabili diretti della gestione di ATO4 e di Acqualatina, di sapere quali misure e quali programmi hanno adottato in merito ai punti esposti, ivi inclusa la tutela dell’ambiente e le fonti di inquinamento anche sulla base della ricerca SAMOBIS.

– alla Regione Lazio di rivedere la definizione degli ATO in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza e dando attuazione alla legge Regionale n.5/14. Se vi sono risorse idriche disponibili in ATO limitrofi perché non renderle fruibili invece che “commercializzarle”? Si chiede, inoltre, di estendere l’Area Sensibile (individuata attualmente tra Monte Orlando e Monte di Scauri) fino alla foce del Garigliano per estendere i benefici derivanti da tale individuazione a tutto il Golfo di Gaeta.

– al Ministero dell’Ambiente, all’Autorità di vigilanza sulle risorse idriche, all’ARPA Lazio di conoscere eventuali provvedimenti, direttive o raccomandazioni di cui è stato oggetto ATO4 e di pronunciarsi per quanto di competenza in merito a questo esposto.

– alle procure della Repubblica di Cassino e di Latina e alla Procura generale della Corte dei Conti di accertare se nella gestione del SII siano stati commessi reati o danni erariali e patrimoniali alle sorgenti, ai fiumi e al mare, e di verificare se le risorse reperite dai cittadini siano state spese o investite secondo le finalità indicate nelle singoli voci delle bollette, ovvero se i vincoli di trasparenza, efficienza,efficacia ed economicità sono stati rispettati nella gestione di ATO e di Acqualatina, ivi compresa la gestione del personale.

– al Presidente della Repubblica chiediamo cosa è possibile fare nel caso in cui l’”Entificazione” attraverso la quale lo Stato ha stabilito di affidare in gestione anche a privati, i beni e il patrimonio della collettività si riveli nei fatti essere incostituzionale dal momento in cui il risultato finale sia la commercializzazione dei bene altrimenti inalienabili, ovvero si persegua il solo profitto da parte dell’Ente gestore del bene primario. Appare chiaro, in sostanza, che ormai non è più la gestione dei servizi che si adegua alle esigenze dei cittadini, bensì i cittadini che si devono adeguare alle scelte dei gestori: ma fino a che punto?”