Gaeta / Operazione Circe, il Riesame annulla la misura cautelare per Antonio Di Meo

Cronaca Gaeta

GAETA – Ancora un attacco al castello accusatorio di “Circe”, l’operazione della Polizia di Gaeta con cui sarebbe stata sgominata un’organizzazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti nell’ambito della movida e nei pressi delle principali scuole della città. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato inferto dal Tribunale del Riesame che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di uno dei principali indagati, Antonio Di Meo. I giudici del Tribunale della Libertà hanno accolto il ricorso presentato dal suo legale, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, condividendo l’assenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell’uomo, ritenuto il tramite per l’approvvigionamento di importanti quantitativi di droga sul mercato romano per poi essere immesso dal fratello, Giancarlo Di Meo, su quello di Gaeta e del sud pontino.

Per la difesa di Antonio Di Meo gli inquirenti avrebbero travisato il senso di alcune intercettazioni, tra cui alcune sulla consegna di somme di danaro tra i fratelli che nulla – a quanto pare – avevano a che fare con lo spaccio degli stupefacenti. Il Tribunale del Riesame ha così accolto il ricorso e ha annullato completamente l’ordinanza cautelare emessa dal Gip Massimo Lo Mastro del Tribunale di Cassino ordinando la rimessione in libertà del Di Meo senza alcun obbligo. Il primo ad uscire dal carcere era stato l’altro fratello Di Meo, Giancarlo, di 31 anni, che aveva ottenuto i domiciliari dopo aver espresso la volontà in sede di interrogatorio di garanzia di mettere in atto le misure necessarie al suo stesso recupero dallo stato di tossicodipendente.

Le dieci misure cautelari erano scattate il 4 aprile scorso al termine di un’intensa indagine portata avanti per un anno dagli uomini del Commissariato di Polizia di Gaeta, coordinato dal vicequestore Maurizio Mancini. Il quadro probatorio si era delineato ascoltando l’appello di genitori preoccupati per il fenomeno dello spaccio soprattutto vicino ai plessi scolastici della città. Diversi degli arrestati erano già volto noti alle forze dell’ordine, altri non avevano mai avuto problemi con la magistratura. L’attività investigativa, in effetti, si è concretizzata in due filoni per altrettanti gruppi concorrenti che operavano sul territorio come spacciatori e, in alcuni casi, erano anche assuntori di stupefacenti. Sin dall’avvio delle indagini l’attenzione degli agenti del Vice-questore Mancini si era soffermata su una donna in particolare, Rita Leone, capace di tirare le fila di uno dei due gruppi, di coinvolgere e dirigere i suoi “uomini” tale da indurre gli inquirenti a ispirarsi a lei nell’attribuire all’operazione la denominazione di “Circe”.

Le indagini hanno accertato come i pusher, oltre che essere venditori, spesso erano anche consumatori e, in alcuni casi, avevano cominciato a spacciare per “ammortizzare” le spese del consumo. Gli indagati avrebbero anche manifestato collaudate e particolari tecniche di approccio dei clienti, utilizzando punti di incontro prestabiliti, in zone che fossero – secondo il loro punto di vista – facilmente sorvegliabili e mai indicate in modo chiaro al momento degli accordi. Ogni comunicazione avveniva con l’uso di parole e con un linguaggio criptico, proprio per eludere ogni forma di controllo di polizia. Le loro precauzioni adottate assumevano, talvolta, connotati paranoici: arrivando persino ad evitare i contatti stessi con gli acquirenti o, addirittura, a controllare preventivamente i movimenti degli appartenenti alle forze dell’ordine nei pressi dei rispettivi centri di comando.

In alcuni dei riscontri effettuati, gli inquirenti erano ricorsi all’apporto dei cani antidroga; specialmente durante le perquisizioni in ambienti estesi o in zone all’aperto, allorché le dosi venivano persino gettate nei momenti critici dei controlli di polizia.

Saverio Forte