Formia / Al Remigio Paone va in scena Ulderico Pesce con “Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia”

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FORMIA – Domenica 19 Febbraio alle 18:00 al Teatro Remigio Paone appuntamento con il teatro civile per la stagione “Senza Sipario” promossa dal Teatro Bertolt Brecht in collaborazione con l’ATCL, all’interno del progetto Officine Culturali della Regione Lazio, del riconoscimento del MIBACT e con il patrocinio del Comune di Formia.

In scena “Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia” interpretato e diretto da Ulderico Pesce, uno dei maggiori narratori teatrali italiani di teatro civile, con interventi in video del giudice Ferdinando Imposimato.

“Non l’hanno ucciso solo le Brigate Rosse, Moro e i ragazzi della scorta furono uccisi anche dallo Stato”. Questa frase è il fulcro dell’azione scenica ed è documentata dalle indagini del giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, che nello spettacolo compare in video interagendo con il protagonista e rivelando verità terribili che sono rimaste nascoste per quarant’anni.

Il titolo dello spettacolo è “moro” con la “m” minuscola a voler sottolineare che nel cognome del grande statista c’è la radice del verbo “morire”. Come se la “morte” di Aldo Moro fosse stata “scritta”, fosse cioè necessaria per bloccare il dialogo con i socialcomunisti assecondando i desideri dei conservatori statunitensi e dei grandi petrolieri americani in Italia rappresentati da Giulio Andreotti e Francesco Cossiga che, dopo la morte di Moro, ebbero una folgorante carriera e condannarono l’Italia alla “sudditanza” agli USA. Moro sente che uomini di primo piano del suo stesso partito “assecondano” la sua morte trincerati dietro “la ragion di Stato” e lo scrive in una delle ultime lettere che fanno da leit motive dello spettacolo: “Il mio sangue ricadrà su di voi, sul partito, sul Paese. Chiedo che ai miei funerali non partecipino né Autorità dello Stato, né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno voluto veramente bene e sono degni di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro amore”.

Il racconto scenico parte proprio dai fatti del 16 marzo 1978 quando fu rapito Aldo Moro e furono uccisi gli uomini della scorta: Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Oreste Leonardi.

“Un altro spettacolo su Moro? Non se ne può più. Direte. Avete ragione. Più che di spettacoli sul caso Moro c’è la necessità di sapere la verità sulla sua morte. Questo nostro lavoro vuole prima di tutto contribuire alla scoperta della verità e alla sua divulgazione. E’ un pò altezzoso il fine ma le scoperte del giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, fino all’assassinio del fratello Franco, vanno verso la costruzione di una chiara verità: Moro doveva morire, era utile bloccare la sua apertura alla sinistra. Nello stesso tempo crediamo che questo lavoro contribuisca ad informare sulle colpe di Francesco Cossiga e Giulio Andreotti che non hanno voluto salvare Moro”, afferma Ulderico Pesce.