Camorra, clan Bidognetti: 31 persone in manette. Arresti anche a Formia

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FORMIA – E’ scattata all’alba la maxi operazione per notificare 31 ordinanze di custodia cautelare eseguite tra Casal di Principe, Parete, Formia e L’Aquila, dagli uomini della DIA di Napoli, della Squadra Mobile della Questura di Caserta, del Gruppo della Guardia di Finanza di Formia e della Compagnia Carabinieri di Casal di Principe.

I provvedimenti, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, sono stati emessi dall’Ufficio GIP del Tribunale di Napoli nei confronti di 31 persone ritenute appartenenti al clan dei casalesi, ed, in particolare, all’agguerrita fazione Bidognetti, attiva nell’intera provincia di Caserta e nel basso Lazio.

L’operazione ha riguardato, da una parte, alcune vicende delittuose riguardanti le attività illecite poste in essere dagli appartenenti alla famiglia Bidognetti, dall’altro alcune vicende estorsive commesse da affiliati militari del clan, operanti sul territorio.

A Formia sono state arrestate le figlie del boss Francesco Bidognetti, il capoclan di Casal di Principe dal soprannome scoppiettante “Cicciotto e’mezzanotte”. Katia e Teresa si erano trasferite nel sud pontino dopo il pentimento della madre Anna Carrino. Teresa, 27enne, non è stata portata in carcere questa mattina perché in stato di gravidanza.

Gli arrestati sono stati ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, ricettazione ed estorsione, delitti, questi ultimi, aggravati ex art. 7 L. 203/91 (l’aver commesso tali reati per favorire il clan dei casalesi e/o per essersi avvalsi dei metodi mafiosi).

L’odierna operazione rappresenta il coronamento degli sforzi investigativi di quattro diversi Uffici di Polizia Giudiziaria (D.I.A., Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di Finanza), i quali hanno operato sotto le direttive e il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni di numerosissimi collaboratori di giustizia e delle imprescindibili attività di intercettazione (telefoniche, ambientali e telematiche), il tutto rigorosamente riscontrato dalle dichiarazioni rese, non senza timore, dalle parti offese e dai tradizionali servizi di polizia giudiziaria (osservazione e pedinamenti).