Ventotene / Raccolti 10 chili di rifiuti dai fondali

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VENTOTENE – Un chilo di alluminio, 5 di plastica e oltre 3 e mezzo tra fuochi d’artificio e indifferenziata. In tutto quasi 10 chili di rifiuti gettati in mare a qualche centinaia di metri di distanza dalla costa del porto romano di Ventotene e raccolti in meno di due ore. A renderlo noto è il Centro Italiano Ricerche e Studi per la Pesca (Cirspe) che, grazie al sostegno di Costa Crociere Foundation, sta mettendo in campo tutte quelle azioni per ridurre la produzione dei rifiuti in mare e il loro corretto conferimento.

rifiuti-in-mare-ventonene-2L’iniziativa coinvolge scuole medie, operatori ittici e famiglie di tre diverse regioni (Liguria, Toscana e Lazio) e di 8 comuni del litorale italiano: Castiglione della Pescaia, Livorno,Viareggio, S. Margherita Ligure, Civitavecchia, Fiumicino, Montalto, Tarquinia. Tra le attività previste dal progetto, anche quelle con le associazioni di subacquea e pesca sportiva, che questa volta hanno visto come protagonisti Flavio Scotto d’Abusco (Master Instructor della Prodiving), Mario Messina (sempre della Prodiving, dottorando di biologia presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza) e il Diving World Ventotene di Valentina Lombardi e Dario Santomauro.

“I rifiuti – spiegano dal Cirspe – raccolti tutti al di fuori dei siti di immersione, sono solo una parte di quelli presenti. Abbiamo riportato in superficie, differenziandoli successivamente assieme a tutti gli altri materiali, anche una sedia a sdraio e una scaletta di ferro. Non siamo riusciti, però, a riportare un carrello e diversi secchi dove i pesci ricavano la loro casa – come ha fatto un piccolo polpo – con tutta una serie di conseguenze per la loro salute. Un danno per il mare e chi lo abita”.

“Le attività di raccolta di rifiuti solidi – proseguono dal Cirspe – si svolgono anche su fondali con profondità comprese tra la costa e i 50 metri, perché vedono la presenza dell’uomo a contatto però con siti naturalistici che possono essere anche di grande pregio. Queste aree non sono raggiungibili dall’attività della pesca a strascico, che non può operare all’interno di 1,5 miglia nautiche dalla costa, ecco perché abbiamo previsto il coinvolgimento delle associazioni di subacquea o della pesca sportiva, direttamente interessate dalla problematica dei rifiuti presenti sui fondali. Grazie alla loro partecipazione e collaborazione – conclude il Cirspe – stiamo individuando le aree a maggiore criticità elaborandone una mappatura per permettere interventi adeguati”.