Sperlonga / Percorsi Leggendari, il progetto comprensoriale per le antiche strade imperiali

Attualità Sperlonga

SPERLONGA – “Stiamo avviando un grande e straordinario progetto su scala comprensoriale che si inserisce coerentemente nel quadro della programmazione economico-finanziaria della Regione Lazio e del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo” dichiara fiero Stefano D’Arcangelo, Delegato ai Beni Culturali e Paesaggistici del Comune di Sperlonga.

Il progetto ed il relativo Protocollo d’Intesa saranno presentati a Fondi il prossimo 3 ottobre presso il Palazzo Caetani alle ore 10.30 e vedrà la partecipazione attiva dei rappresentanti legali dei comuni di: Terracina, Fondi, Monte San Biagio, Itri, Formia, Gaeta, Minturno, Castelforte e SS. Cosma e Damiano, nonché, dei Parchi regionali “Monti Ausoni e Lago di Fondi”,”Monti Aurunci” e “Riviera d’Ulisse”.  All’iniziativa, dichiara Stefano D’Arcangelo, parteciperanno inoltre anche i rappresentanti istituzionali sia della Regione Lazio che del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo.

Stefano D'Arcangelo
Stefano D’Arcangelo

Qui in questo territorio di “confine” del basso Lazio –  afferma D’Arcangelo – abbiamo già sperimentato con successo le cosiddette “buone pratiche amministrative”, riconosciute tali sia dalla Regione Lazio che dall’Unione Europea.  Mi riferisco in particolare alle 2 Aree di Programmazione Integrate realizzatesi ai sensi della legge regionale n.40/99 che costituiscono di fatto veri e propri Piani Operativi nei settori della cultura, del turismo e dell’ambiente.  Si tratta di 2 strumenti approvati con precisi “Accordi di Programma” dalla Regione e pubblicati formalmente sui Bollettini Ufficiali della Regione Lazio.

Questi 2 Piani Operativi, sottolinea D’Arcangelo, ci consentono per legge di ottenere il “beneficio della priorità” per l’accesso ai finanziamenti pubblici regionali, statali ed europei che si rendono disponibili di volta in volta.   Insomma questi strumenti programmatici ancora vigenti ci hanno già consentito, nel recente passato, di ottenere sul nostro territorio diverse decine di milioni di euro assegnati e poi effettivamente erogati a favore dei comuni aderenti alle cosiddette Aree di Programmazione Integrata denominate appunto “API “Monti Ausoni” e “Città del Golfo e Isole Pontine”.

Ora abbiamo bisogno di riscoprire e aggiornare questi strumenti di “programmazione concertata” e realizzare insieme  un apposito Piano D’Azione  in grado, per davvero,  di mettere a sistema  il ricchissimo patrimonio  storico-culturale, archeologico, monumentale e paesaggistico per renderlo accessibile e fruibile per custodire  non solo la nostra memoria storica e spirituale, ma anche per costruire una nuova e straordinaria leva per uno sviluppo economico e sociale eco-sostenibile al fine di  migliorare la nostra qualità di vità e assicurare  nel contempo  alle future  generazioni  un patrimonio  integro e vitale.

Le strade imperiali ed i suoi percorsi leggendari costituiti dall’Appia “Reginae Viarum” dalla Via Flacca antica e dalla Via   Francigena, sono una grandissima occasione da non perdere perché possono e devono diventare risorse di grandissima attrazione culturale, turistica e paesaggistica di valenza internazionale che per le sue incomparabili bellezze non possono temere paragoni né concorrenza da altri sistemi territoriali.  Spetta quindi a noi tutti, conclude D’Arcangelo, di mettere a sistema questo straordinario patrimonio ed evitare altresì iniziative confuse, isolate, e dispersive, come purtroppo si stanno registrando per la promozione della Via Francigena, le quali rischiano seriamente di snaturare i valori storici, culturali e spirituali di questi straordinari e leggendari percorsi.

Via APPIA e Via FLACCA

L’Appia è via di comunicazione fra popoli diversi, sia italici sia mediterranei, esempio supremo di sviluppi tecnologici antichi e eccellente testimonianza dell’espansione del potere centrale di Roma.
La via Appia è dunque una strada romana che collegava, e collega ancora, Roma a Brundisium, (Brindisi), il più importante porto per volgere verso la Grecia e verso le terre d’Oriente; l’importanza di questa via è confermata dal soprannome con il quale gli stessi Romani la ricordavano: Regina Viarum. La strada fu costruita con perizia e precisione degna dei migliori ingegneri moderni tanto da essere percorribile con ogni tempo e mezzo grazie alla pavimentazione che la ricopriva.

La motivazione che diede il via alla costruzione fu puramente strategica e tattica: conclusa la guerra contro le città latine nel 348 a.C., sottomessi i Volsci, dedotta una colonia a Terracina (Anxur) nel 329 a.C. e vinti gli Aurunci, i Romani fondarono le colonie di Sessa Aurunca nel 312 a.C. e quelle di Minturnae e Sinuessa nel 296 a.C.; da qui la necessità di collegare questi punti in modo da poter muovere velocemente gli eserciti in caso di necessità, garantendo ai nuovi poli controllo e sicurezza. In seguito, cessate le questioni belliche, divenne anche una grandissima arteria commerciale, in quanto erano attraversate le terre più fertili e produttive della penisola, oltre a permettere strette comunicazioni con l’Oriente e la Grecia, favorendo gli scambi di materie prime via mare.

Si ricordano, partendo dall’Appia, importanti diramazioni: quella con direttrice Terracina – Formia, la via Flacca del 184 a.C.; la via Popilia o via Annia del 132 a.C. da Capua a Reggio verso la Sicilia; quella da Sinuessa a Cuma, Pozzuoli e Napoli, la Domiziana del 95 d.C.; tutte arterie indispensabili per lo stoccaccio delle merci alla volta di Roma, o da Roma ridistribuite verso le terre del sud e verso l’Africa del Nord e l’Oriente.

Per volere dell’importante personaggio politico Lucio Valerio Flacco si eseguirono dunque i lavori per la realizzazione per la nuova arteria viaria tra il 186 e il 184 a.C., nel territorio compreso tra Terracina e Formia. Questo percorso, in molti punti a picco sul mare, contribuì a far divenire i colli cecubi e formiani uno dei più ricercati centri di villeggiatura per i ricchi romani. La realizzazione di questo particolare e suggestivo asse stradale si manifesta come il riflesso del vasto controllo territoriale di Roma nella zona sud-laziale, tanto che nei secoli successivi lungo questa strada sorsero prestigiose ville, legate alle casate più note di Roma, svolgendo non solo un compito di sfruttamento territoriale e di produzione delle materie prime, ma anche, e soprattutto, un compito di controllo territoriale.

Le ipotesi di Gesualdo e di Ferraro sulle proposte del percorso del tracciato viario della Flacca sembrano trovare immediate corrispondenze nelle testimonianze di Livio che, a sua volta, trova conferme sui resti riscoperti della vecchia via. Tra gli storici moderni, il primo a trattare indirettamente questo argomento è stato F. M. Pratilli nel suo trattato del 1945 sulla via Appia.

Lo storico, oltre a trattare gli aspetti storici, descrive le località attraversate dalla regina viarum e i suoi vari diverticoli. Nel tratto analizzato tra Terracina e Fondi, con la descrizione dei cambiamenti introdotti da Traiano, emerge il chiaro riferimento ad un differente tracciato: “nuova via di selci ancor lastricata (molte della quali sparte per que’ luoghi ancora si veggono) nel senso di Amicle (….), inverso il promontorio di Gaeta”

Tutte le terre attraversate dai due assi viari, che trovano anche variazioni di tracciato tra l’Appia di Appio Claudio Cieco e di Traiano, risultano costellati di vari monumenti di pregevole bellezza e valore.

Per Terracina il bellissimo teatro nel centro cittadino e il tempio di Venere, creduto in passato di Giove Anxur, rappresentano la grande importanza della Anxur romana. Proseguendo il cammino verso la piana di Monte San Biagio e Fondi, sono vari i mausolei, torri di confine, fontanili e resti di ville romane incontrate, a cui si affiancano importanti strutture anche di concetto sacrale legate al valore della via Appia come Francigena del Sud e alla circolazione dei pellegrini, prima fra tutte la chiesa di San Tommaso di Canterbury a 100 m dalla Portella di Monte San Biagio, poi gendarmeria del Regno Borbonico.

Fondi, una delle città attraversate dalla via Appia, come Formia e Minturno, lascia importanti testimonianze dell’antichità romana e medievale, con le mura del castrum originario su cui chiudono l’imponente castello Caetani e la Casa del Principe, sede dell’elezione dell’antipapa Clemente VII e imponenti resti di ville antiche. Usciti dalla città resta fondamentale il tratto dell’Appia antica presso Itri, su cui sono i resti del fortino di Sant’Andrea, luogo di confine e di controllo dell’antichità, su cui era il tempio di Apollo.

La via prosegue alla volta della città per giungere a Formia, dove mausolei (Cicerone e Tulliola), fontanili, acquedotti, cisterne e aree precristiane danno il senso della grande importanza della città portuale antica, a cui si affiancano l’antica Cajeta (Gaeta) e la città di Speluncae (Sperlonga), unite dall’asse litoraneo della Flacca e dalle vicende di Odisseo, i cui racconti in marmo furono utilizzati come arredamento del ninfeo della maestosa villa suburbana di Tiberio del I secolo d.C.

Chiude il percorso dell’antica Appia il centro della Minturnae romana, un intero sito archeologico perfettamente conservato, in cui il decumano massimo non era altro che l’Appia antica che correva alla volta delle terre più a sud.

(Sintesi curata dall’Archeologo Alessandro De Bonis)