Formia / Affitti, Rifondazione Comunista: “Da anni si attende la liquidazione dei contributi”

Formia Politica

FORMIA – “I cittadini attendono da anni che vengano liquidati i contributi per gli affitti”. Lo dichiara il Circolo “Enzo Simeone” del partito della Rifondazione Comunista di Formia.

“Il 17 Marzo scorso – si legge in una nota – è stata pubblicata la graduatoria definitiva dei cittadini residenti a Formia che hanno diritto al sostegno alla locazione per l’annualità 2015. I soldi sono prelevati dal Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, la cui dotazione annua è determinata dalla legge finanziaria, e poi distribuiti alle regioni.
Annualmente, su disposizione della Regione Lazio, viene indetto un Bando pubblico a favore di nuclei familiari in particolari condizioni di disagio e difficoltà socio-economiche per il sostegno al pagamento dei canoni di locazione per immobili ad uso abitativo.

Per poter accedere al beneficio occorre: essere residente nel comune presso cui viene depositata la domanda; essere in possesso di un regolare contratto di affitto regolarmente registrato e rinnovato e infine non essere assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica. I Comuni, approvate le graduatorie definitive le trasmettono alla Regione la quale, con determinazione del dirigente trasferisce al Comune l’importo del contributo assegnato dalla Giunta regionale.

Dopo di che è necessario far i conti con la burocrazia dei palazzacci romani, che quanto a velocità non primeggiano mai, anzi fanno di tutto per esasperare gli animi delle persone che aspettano che il contributo, a cui hanno diritto, giunga nelle loro tasche e che in genere sono alla canna del gas.

Da una nostra ricostruzione ci risulta che l’ultima annualità liquidata correttamente sia stata quelle dell’anno 2010 e dell’anno 2011. In questo ultimo caso hanno liquidato appena 30 euro a famiglia con la scusa che non c’erano i soldi (Una cifra che dovrebbe far arrossire chiunque). Nel 2012 non è stato possibile pubblicare alcun bando perché la regione Lazio non ha stanziato alcuna cifra. Nel 2013 e nel 2014 nonostante le graduatorie sono state stilate non è stato liquidato alcun importo.

La conferma che le politiche sociali di questo paese sono fatte di molte chiacchiere e pochi fatti. La grave crisi economica si sta ripercuotendo in modo pesante sulle condizioni di vita delle famiglie, in particolare di quelle maggiormente in difficoltà, non fa che peggiorare la situazione ed allora l’attesa di un contributo – se pur minimo – diventa un tormento.

Molti di questi, non avendo avuto il contributo in tempi utili, rischiano di essere sfrattati o di dover abbandonare l’alloggio, per poi ritrovarsi in mezzo ad una strada, insieme ai propri cari. D’altronde in questi anni abbiamo assistito ai tagli indiscriminati allo stato sociale, tagli che ovviamente hanno colpito soprattutto gli strati sociali meno abbienti. Eppure pare che questo non interessi nessuno, tant’è che si continua imperterriti nelle politiche “lacrime e sangue”, che da un lato tagliano i servizi pubblici e dall’altro una volta messi sul mercato li aumentano in maniera esponenziale.

Una svendita dei servizi e dei diritti, che è giocata sulla pelle delle migliaia di famiglie e di persone costrette a inventarsi di tutto per poter sbarcare il lunario e quindi potersi garantire un salario e laddove è possibile – viste le scarse finanze – un alloggio, ma questo pare non interessare la politica di palazzo. Peccato che l’emergenza abitativa sia ai margini delle agende politiche, nazionali e locali.

Nella nostra città ad esempio non è prevista, nei prossimi anni, la realizzazione di nessun alloggio popolare eppure sono oltre duecento le famiglie che ne hanno fatto richiesta. Lo abbiamo già scritto più volte: «L’assenza di una politica abitativa “pubblica” è intollerabile». D’altronde per anni è stato possibile dare un alloggio popolare alle tante famiglie che a causa della mancanza di un reddito sufficiente non potevano rivolgersi al mercato.

E’ stato possibile a Formia, così come in tante città italiane, tramite il fondo GESCAL, che era alimentato dai contributi provenienti dai lavoratori stessi, dalle imprese ed in parte da finanziamenti governativi e che serviva a costruire case per i lavoratori.

Attualmente i fondi GESCAL sono stati aboliti nominalmente, ma, in realtà, continuano ad essere prelevati sotto voci di imposta “contenitore” che accorpano parecchie voci “solitarie” del passato, della serie “cornuti e mazziati”. Negli ultimi anni questo meccanismo si è bloccato, perché si è preferito gettare le famiglie nelle braccia degli speculatori, che ne hanno fatto un solo boccone. E’ necessario quindi il ritorno della mano pubblica, affinché venga data una risposta reale ai bisogni dei ceti popolari e non ci si limiti alla sola propaganda”.