Gaeta / “Oltre il silenzio la salvezza”, successo per il convegno contro la violenza sulle donne

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GAETA – Ieri sera, 27 novembre 2015, nella suggestiva location del Museo Diocesano, si è respirata una bellissima sinergia grazie ai relatori presenti al convegno – dibattito “Oltre il silenzio la salvezza”, evento organizzato dall’Associazione Antiviolenza di Minturno “Noi voci nel silenzio” – nella persona della presidentessa Maria Teresa Conte, referente della Task Force Codice Rosa – in collaborazione con il Comune di Gaeta.

Dopo i saluti di rito dell’Assessore Francesca Lucreziano è iniziato un lungo ma interessante dibattito aperto da un’ospite di rilievo: l’ispettore superiore della Questura di Grosseto Margherita Procopio che, in tenuta ufficiale, ha raccontato com’è nato il video proiettato ieri sulla storia di una vittima di violenza dal valore universale, come si svolge il lavoro della Polizia nei confronti delle vittime di violenza e l’impegno congiunto con gli altri enti preposti, come gli ospedali, i centri antiviolenza sul territorio, le case rifugio.

Donna affabile, con un sorriso rassicurante ed un tono di voce che trasmette sicurezza, la Procopio ha raccontato aneddoti della sua lunga esperienza nell’arma, riguardanti anche maltrattamenti subiti da uomini, e il difficile percorso di divulgazione che nei casi di violenza è indispensabile. “Troppo spesso le vittime hanno paura, non sanno che la legislatura prevede molte agevolazioni e tutele per chi subisce violenza. Informare e divulgare quanto detto stasera, proprio in incontri come questi e nelle scuole, è fondamentale, sia per la prevenzione che per il sostegno” ha affermato l’ispettore.

Molto interessante anche l’intervento dell’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, che ha illustrato da un punto di vista legale i vari iter che si possono intraprendere in caso di violenza subita – che siano maltrattamenti familiari, violenze sessuali o stalking – le nuove norme che hanno aggiunto una maggiore tutela nei confronti delle vittime e il fondamentale supporto del patrocinio gratuito da parte degli avvocati, affinché la mancata indipendenza economica non sia più un problema per tutelarsi e intraprendere azioni legali.

A seguire Maria Teresa Conte, referente della Task Force Codice Rosa, ha illustrato questo modello di intesa attivo nella regione Toscana dal 2010, ovvero una squadra congiunta, composta da personale medico, polizia giudiziaria e Procura della Repubblica, il cui obiettivo è creare una vera e propria equipe di personale addestrato a riconoscere tutti i tipi di violenza, soprattutto quelle non evidenti che tendono ad essere nascoste dalle vittime, sempre molto impaurite e restie a comunicare il proprio profondo disagio.

La criminologa Immacolata Giuliani e lo psicoterapeuta Fabrizio Mignacca, che hanno una lunga esperienza alle spalle soprattutto nei casi di cronaca nera italiani, hanno poi illustrato con molta verve ed estrema chiarezza, senza mai annoiare, il profilo psicologico e le dinamiche che intervengono in una vittima di violenza, a partire dal reiterato senso di colpa che troppo spesso impedisce alla persona maltrattata di cercare aiuto e protezione per uscire dalla spirale violenta in cui vive.

Solo nel 2015 in Italia sono state ben 150 le donne vittime di femminicidio. Un numero che aumenta esponenzialmente se si pensa ai soli casi denunciati di violenza subita, mentre c’è ancora un mondo sommerso ben più ampio di vittime che subisce e non denuncia le angherie subite. Un mondo parallelo estremamente vasto, considerando anche i familiari vicini ad una vittima di violenza, i quali vivono un disagio profondo che, nella peggiore delle ipotesi, si tramuta in senso di perdita e difficile rielaborazione del lutto quando il proprio congiunto viene ucciso in seguito a violenza.

“Il nostro primo compito – ha affermato il dott. Mignacca – è quello di ascoltare le vittime e poi di intraprendere con loro un lungo e fondamentale percorso di consapevolezza. Un viaggio nella psiche che non solo riconosce i limiti di chi subisce maltrattamenti, ma anche di chi li circonda, di chi li perpetra e di chi, professionisti in vari settori, si occupa di vittime di violenza. Siamo esseri umani, non siamo infallibili. Se cominciamo ad accettare questo, tutto assumerà un aspetto diverso”.

“È fondamentale il lavoro dei centri antiviolenza professionalmente formati e competenti – ha aggiunto la dott.ssa Daniela Monfreda, psicologa e vice presidente del Centro Antiviolenza “Noi voci di donne” di Caserta – soprattutto in quelle realtà in cui non esiste uno sportello antiviolenza gestito dall’ente comunale, per cui le vittime non sanno a chi rivolgersi. La sinergia tra enti pubblici, forze dell’ordine e centri antiviolenza è la risposta a questa mancanza ed “accorcia” quella distanza, percepita dalla vittima che denuncia la violenza, tra l’iter legale, quello giuridico e quello sociale. Inevitabilmente ci sono dei tempi tecnici tra la denuncia all’Arma e la conclusione dell’iter giudiziario ed è proprio per questo che i centri antiviolenza e le case rifugio sono così importanti, per l’assistenza alla persona in tutte le fasi che dovrà affrontare. La vittima non deve mai sentirsi sola, è fondamentale affinché vada fino in fondo e impari a tutelare sé stessa” ha concluso la dottoressa Monfreda.

Infine, lo scrittore Antonio Moccia, autore del libro “Non picchiarla, non lo merita” ha illustrato brevemente la sua opera e il suo punto di vista sul lavoro dei centri antiviolenza.

È stata una serata in cui il pubblico ha interagito, mostrando interesse anche per i corsi di operatore di ascolto che l’associazione Noi voci di donne ha intenzione di organizzare anche nel territorio pontino, al fine di creare personale competente e qualificato.

Oggi il tema “violenza” è stato in parte sdoganato, sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare in questo senso, ma sono proprio incontri di confronto, formativi e di crescita come questo che permettono alla cittadinanza di conoscere a fondo una realtà che, molto più di quanto si pensi, è estremamente vicina a tutti noi. Come è stato ribadito ieri sera, esistono tanti generi di violenza: conoscerli è il primo modo per affrontarli e spegnerli.

Gisella Calabrese

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