Latina / Chiudono il teatro D’Annunzio e il Cafaro, l’appello di Enrico Forte per salvare la cultura

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LATINA – «Rispondere alle emergenze di oggi e lavorare nella prospettiva di riqualificare gli spazi da adibire alla Cultura in un progetto integrato e di ampio respiro». Questa la proposta del consigliere regionale del PD Enrico Forte a fronte della dichiarata inagibilità del Palazzo della Cultura a Latina, con la conseguente interdizione del Teatro D’Annunzio e del Cafaro.

«Oggi più che mai i nodi di una decennale malagestione della cosa pubblica vengono al pettine e l’unica risposta possibile va ricercata nella sinergia tra istituzioni, non solo per garantire l’avvio delle attività previste per la prossima stagione, ma imprimere una vera e propria svolta al settore culturale della città. Occorre offrire nuove prospettive agli operatori che oggi svolgono il proprio ruolo in un clima asfittico e insicuro, sotto tutti  i punti di vista.

Ancora non è chiaro il costo degli interventi, sicuramente importante,  per la messa in sicurezza del palazzo delle Cultura – dice Forte- ma pensiamo che oggi si possa intanto garantire lo svolgimento delle attività di carattere amatoriale e formativo come quelle già in corso, presso altri spazi che hanno le caratteristiche giuste per  sopperire a questa emergenza.

Innanzitutto, ribadendo l’urgenza di una collaborazione tra enti e istituzioni, si può pensare ad un utilizzo dell’auditorium del liceo Classico Dante Alighieri oppure del Teatro Ponchielli, questo ultimo ricadente nel patrimonio comunale.

Non mancano, dunque, possibilità di offrire una risposta celere, ma nel breve e lungo periodo una soluzione potrà essere cercata solo nella collaborazione tra istituzioni, in primis Regione, Provincia e Comune.

Questa emergenza – dice Forte – può darci l’occasione anche di scoprire altri luoghi da adibire alla fruizione della cultura, fermo restando che una città capoluogo non può permettersi lo stato di abbandono in cui purtroppo versa oggi la sua massima espressione nel settore, ovvero il Palazzo di via Umberto I.

La riscoperta degli spazi esistenti, pensiamo anche anche al Teatro Moderno, oppure al teatrino ‘Dei Mille’ praticamente sconosciuto, potrebbe mettere in luce angoli sin’ora poco utilizzanti offrendo a tutti quelli che lo vorranno – le imprese del settore, le associazioni e i giovani che non hanno molte risorse- luoghi per incontrarsi ed operare.

Ma non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo principale, ovvero quello di ridare centralità al Palazzo della Cultura – l’ultima grande struttura pubblica realizzata –  e rimetterlo in piedi per evitare ulteriore impoverimento della città e delle sue forze espressive e creative oltre che economiche».